Un caso contro l’IA antropica portata da un gruppo di autori è stato stabilito venerdì. Riccardo Milani/Hans Lucas/AFP tramite Getty Images Hide Didascalia
Attiva la didascalia Riccardo Milani/Hans Lucas/AFP tramite Getty Images
In uno dei più grandi insediamenti di copyright che coinvolgono l’intelligenza artificiale generativa, l’IA antropica, una società leader nello spazio generativo dell’IA, ha accettato di pagare $ 1,5 miliardi per risolvere una causa di violazione del copyright intentata da un gruppo di autori.
Se la Corte approva l’accordo, Antropico compenserà gli autori di circa $ 3.000 per ciascuno dei 500.000 libri stimati coperti dall’accordo.
L’insediamento, che il giudice del distretto senior degli Stati Uniti William Alsup a San Francisco prenderà in considerazione l’approvazione la prossima settimana, è in un caso che ha comportato la prima decisione sostanziale su come si applica il fair use per i sistemi di intelligenza artificiale generativa. Suggerisce inoltre un punto di flesso nei continui combattimenti legali tra le industrie creative e le società di intelligenza artificiale accusate di aver utilizzato illegalmente opere artistiche per formare i grandi modelli linguistici che sono alla base dei loro sistemi di intelligenza artificiale ampiamente utilizzati.
La dottrina dell’uso equo consente alle opere protette da copyright di essere utilizzate da terze parti senza il consenso del titolare del copyright in alcune circostanze, come quando illustrano un punto in un articolo di notizie. Le aziende di intelligenza artificiale che cercano di sostenere l’uso di opere protette da copyright per addestrare i loro modelli AI generativi invocano comunemente un uso equo. Ma gli autori e altri querelanti del settore creativo hanno respinto.
“Questo insediamento di riferimento sarà il più grande recupero del copyright pubblicato pubblicamente nella storia”, afferma il moto di insediamento, sostenendo che “fornirà un risarcimento significativo” agli autori e “stabiliscono un precedente di società di intelligenza artificiale che pagano per l’uso di siti Web piratati”.
“Questo insediamento segna l’inizio di un’evoluzione necessaria verso un legittimo schema di licenze basato sul mercato per la formazione dei dati”, ha affermato Cecilia Ziniti, avvocato del settore tecnologico ed ex nono impiegato del Nono Circuito che non è coinvolto in questo caso specifico ma lo ha seguito da vicino. “Non è la fine dell’IA, ma l’inizio di un ecosistema più maturo e sostenibile in cui i creatori sono compensati, proprio come il modo in cui l’industria musicale si è adattata alla distribuzione digitale.”
Un caso con sentenze divise
Autori Andrea Bartz, …