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Le scelte di questa settimana includono il thriller di fratelli autodistruttivo Black Rabbit, il documentario selvaggio di Charlie Sheen e la performance da fare da Sheridan Smith nel dramma britannico che ho combattuto la legge.
Black Rabbit ★★★ (Netflix)
Complimenti alle squadre di trucco e illuminazione su questo cupo dramma di Netflix su un legame tra fratelli autodistruttivo. Attraverso gli otto episodi, le star di Jude Law e Jason Bateman hanno una lucentezza giusta di sudore nei momenti cruciali, che emette un luccichio di disperazione. È il tocco finale di due esibizioni di prim’ordine che estraggono una più risonanza emotiva da questa serie limitata di quanto la narrazione consenta. Il duo compensa un’opera che ha i pezzi giusti, ma non li assembla mai correttamente.
Jason Bateman nei panni del fratellino Vince in Black Rabbit.
Proprio da un freddo aperto che diventa molto caldo, creando un punto di svolta preordinato che sai è inevitabile mentre la trama torna indietro di un mese, Black Rabbit si appoggerà agli elementi sbagliati mentre mette in piedi l’abbinamento di Caino e Abel dei fratelli Friedken: Jake (Legge) e Vince (Bateman). Il primo è il proprietario di un uomo di famiglia del titolare di New York Restaurant/VIP Bar che ha generato abbastanza brusio in cui può potenzialmente incassare, mentre il secondo è un cotta angolare i cui schemi rotti portano guai.
Caricamento
Creato dagli scrittori Zach Baylin (re Richard) e dal nuovo arrivato Kate Susman, Black Rabbit non riescono a trovare una presa avvincente a questa coppia, anche se Jake riporta Vince nella sua vita dopo una dubbia fiamma fuori a ovest. Non appena Vince lavora al coniglio nero rispetto agli squali del prestito che ha saltato gli anni prima sono alla porta, i calcoli degli interessi in mano e Jake ha reso il detentore del debito. Una buona parte della narrazione sono le due demolizioni per denaro e tempo extra.
Giuda legge come fratello responsabile Jake in Black Rabbit.
Diventa ripetitivo, ma non arriva al centro della loro relazione. È un peccato perché alcune delle altre trame legate alla coppia hanno possibilità illuminanti. Vince ha una figlia adulta che conosce a malapena, Gen (Odessa Young), che diventa collaterale nel suo piano di pagamento, mentre una situazione attorno al miglior barista del ristorante, Anna (Abbey Lee), parla con il sotterraneo tossico fin troppo diffuso nel gioco dell’ospitalità. I fratelli corrono molto, ma forse più avrebbero dovuto raggiungerli.
Il compromesso per tutto ciò è che le ultime due puntate, dirette con efficienza di Sabre-Sharp da parte del regista australiano Justin Kurzel (La strada stretta verso il profondo nord), avere un’intensità palpabile – ancora più di quel sudore – mentre versano dettagli che in realtà aggiungono alla complessità di chi Jake e …