Un albero giace su un fianco come un gigante addormentato, le sue radici sospese a mezz’aria come se si sciolse da una tempesta. Ma l’albero è realizzato in cartone e invece del profumo terroso del suolo, sono colpito da qualcosa di più dolce, più muscoloso – l’odore delle scatole di imballaggio, di cercare di fare una casa in un posto che sembra nudo e non familiare. È un rituale che definisce un’era segnata dall’incertezza per così tanti di noi.
L’albero laterale è Reflections/Habitations, una nuova scultura del duo di marito e moglie Isabel e Alfredo Aquilizan. Comanda la prima stanza del Bundanon Art Museum, parte del pensiero insieme: gli scambi con il mondo naturale. Da lontano, il lavoro appare grandioso e impassibile. Ma da vicino, rivela una selvaggia complessità: sculture all’interno di una scultura: una barca a vela in miniatura, un nido di carta grattugiata, un singolo fiore con petali ondulati. L’albero può stare da solo, ma appartiene a una rete più grande, modellata da motivi che spesso scivolano oltre i nostri occhi.
Riflessioni/abitazioni (dettaglio), una nuova scultura del duo di marito e moglie Isabel e Alfredo Aquilizan. Credito: Zan Wimberley
Di fronte a riflessi/abitazioni, un monitor scivola attraverso il muro, giocando un flusso continuo di immagini: la superficie increspata dell’acqua, un tratto di spiaggia strofinato, il caldo bagliore di arenaria. Per fare nuovi occhi – Old Country (2024), Robert Andrew, un uomo di Yawuru della regione di Kimberley, ha attinto a una residenza di Bundanon, durante la quale ha raccolto filmati di droni che tracciavano il percorso del fiume. L’installazione video cinetica utilizza frammenti di carbone, raccolti dal sito, per creare segni e linee mentre si muove attraverso il muro della galleria, formando un disegno cumulativo che si svolge lentamente durante la mostra. Il lavoro suggerisce che conoscere veramente un posto richiede tempo e che devono essere guadagnate alcune forme di intimità.
Nella stanza successiva è Horse Power, un video di Tina Stefanou del 2019, il risultato di tre anni trascorsi in compagnia di cavalli in pensione alla Jocklebearany Farm nella Victoria regionale. I cavalli si girano l’un l’altro, spingi il naso, si allontanano, quindi tornano. Indossano la cotta di maglia e il clangore di metallo diventa percussivo, ipnotico, attirando gli spettatori nei loro ritmi, un senso del tempo non illuminato per lavoro, prestazioni o risultati. Questi sono cavalli anziani, il loro valore è diminuito, secondo gli standard culturali. Eppure c’è qualcosa di tranquillamente profondo nel modo in cui ci invitano in un linguaggio invisibile, uno a cui possiamo sentire e rispondere, anche se ci mancano le parole per nominarlo.
Pensare insieme riguarda il linguaggio come scambio – su come, quando smettiamo di gridare l’uno sull’altro, può emergere un diverso tipo di dialogo. Ci sono forme di comunicazione che non si basano su verbi o nomi, il nostro …