Sara Hussein non ha commesso un crimine. Ma forse è stata contrassegnata perché ci ha sognato. O a causa dell’argomento acceso che aveva avuto con un crackpot sui social media. O forse erano le immagini dei combattenti ribelli marocchini dei primi del XX secolo che aveva pubblicato su Internet.
Qualunque sia la causa, Sara ora si ritrova incarcerata nel deserto della California perché un algoritmo ha stabilito che è un rischio imminente. Che cosa può essere esattamente quel rischio e quando e, in quali condizioni, potrebbe essere rilasciata, è un’ipotesi di chiunque.
Questa è la premessa distopica del nuovo romanzo di Laila Lalami, The Dream Hotel. In questa visione inquietante del futuro, un’azienda chiamata DreamCloud produce impianti cerebrali che danno agli insonni come Sara un riposo notturno migliore, raccogliendo anche dati preziosi dai loro sogni.
L’amministrazione blandamente intitolata Risk Assessment assegna alle persone un punteggio che determina la probabilità che una persona possa commettere un crimine violento, ma come viene calcolato quel punteggio è confidenziale. E i luoghi in cui sono detenuti gli individui ad alto rischio per l’osservazione-chiamati “centri di conservazione”-sono gestiti da una società privata chiamata Safe-X che contrae i detenuti come manodopera a basso costo alle società.
Nel mirino di questi sistemi sovrapposti passava Sara, una madre di gemelli impegnata di 30 anni che lavora come archivista di musei a Los Angeles. Sta tornando da una conferenza a Londra quando un punteggio di rischio elevato – basato in parte sui dati prelevati dai suoi sogni – la fa scattare per la conservazione a LAX.
Il Dream Hotel è stato paragonato a Novella di fantascienza del 1956 di Philip K. Dick, The Minority Report. Quella storia immaginava una società in cui la polizia arrestava le persone per i crimini che non hanno ancora commesso in base ai dati prodotti da un trio di umani con poteri predittivi.
Ma il rapporto di minoranza, con il suo dialogo scattante di gumshoe, viene raccontato dal punto di vista della polizia. Lalami, invece, ci manda lungo la tana psicologica di coniglio di ciò che significa essere incarcerati senza il giusto processo – in un mondo in cui il tuo destino è deciso dagli algoritmi.
La narrazione è propulsiva, ma ciò che rende il romanzo così assorbente sono il modo in cui l’autore fa prendere vita a questo mondo vicino. Gran parte della storia è presentata come una narrazione onnisciente in terza persona. Ma, nel mezzo, Lalami inserisce frammenti di e -mail, rapporti aziendali e bit di …